PIANO, PIANO…
LLANSOL EM ITÁLIA
A escrita de Llansol vai entrando pouco a pouco também em Itália. Depois do primeiro livro, O Jogo da Liberdade da Alma + O Espaço Edénico (de 2010), sairá em breve uma antologia de textos preparada por nós e prefaciada pelo conhecido poeta italiano Flavio Ermini.
Entretanto, Rosa Pierno, autora do blog «Trasversale» ( https://rosapierno.blogspot.it), publica nessa página um texto sobre aquele primeiro livro de Llansol em tradução italiana, de que damos conhecimento a seguir:
mercoledì 31 gennaio 2018
Maria
Gabriela Llansol “Il gioco della libertà dell’anima. Lo spazio edenico” Pagine
d’Arte, 2010
Maria Gabriela Llansol em 2006
Un corto circuito tra musica, lettura, sesso,
scrittura. A volte si accende la luce, che illumina un singolo soggetto sulla
scena: “- io - che osservo il possente e mobile uomo nudo della matematica musicale
di quelle equazioni e abissi”. Immanente e trascendente, messi a contatto in
modo sulfureo, emanano ossidi, odori, cose spurie, non collocabili in nessun
tipo di ordine. Oggetti inaccordabili, d’altra parte, quale tipo di armonia
potrebbero produrre? Eppure si scambiano caratteristiche, qualità, posizioni:
“la scrittura che la musica celebra non ha macchia di rumore”. Non una
metamorfosi, né operazione alchemica. Certamente collage, accostamenti
forzati che non perdono lo stridio, anche dopo pagine e pagine, trascinando con
irruenza la sintassi.
La scrittura di Maria Gabriela Llansol non si svolge
sul solo piano linguistico, anche se esso è messo fortemente in tensione,
risuonando in tutte le sue gamme più dissonanti, poiché la tensione nasce
primariamente nella realtà percepita, fra gli oggetti e gli elementi. Un sesso
diventa una tazza, non con un investimento simbolico, ma con una sostituzione
figurale, sinonimica o funzionale. Viene in mente che quello che si può fare
con un sesso lo si possa fare proprio perché somiglia a una tazza e viceversa.
Non una cosa che stia per l’altra rendendo tutto equivalente, ma un mondo
ridisegnato nelle sue funzioni, rifondato.
Tuttavia, non c’è nessuna comunicazione tra le arti.
Pur se la musica trapassa nel testo, esse comunque non possono condividere
alcunché, anzi la loro presunta comunicabilità “non sarebbe che una melanconica
constatazione della notte”. Nessuna oscurità, nessun enigma alligna nel testo
concretissimo. È appunto una constatazione. Allo stesso tempo, “il corpo è
materialmente frasi / che materiale e letterale non hanno differenze” e per
comprendere questo passaggio è necessario far saltare la logica, poiché basta
l’anima a rimettere in ordine le cose e senz’altro allora l’ordine sarà diverso
anche da se stesso.
In codesta maniera, “l’invisibile quando si fa
sensuale, apre al linguaggio sentieri che il racconto ha ostruito col coperchio
del pianoforte, i bassi muri del reale, le tenui pareti della vita”.
Comprendiamo, condotti come per mano dalla scrittrice portoghese, che la
realtà, come il piano astratto, non è più quello normalmente esperito. È
necessario un esercizio alla visione, una metodica trasposizione di piani, uno
scambio costante, un’osmosi iniziata e continuamente interrotta. Un metodo che
la scrittura mostra in maniera lampante. In questo modo “il testo apprende la
materialità dello spazio attraverso cui scorre”.
Anche le cose hanno gli occhi, hanno il nostro sguardo
come orizzonte. Lo sguardo è una modalità di accordo con le cose, ed è sempre
attraverso lo sguardo che le colline divengono un vassoio. Naturalmente, se le
colline sono vassoio, anche il testo è uguale al testo. Forse, la scrittura
diviene qualcosa di cui potersi appropriare, di fisico, dacché era mentale e
viceversa. “Un florilegio di attributi, direbbe Spinoza”, a cui ogni cosa può
attingere. Accade che qualcosa dematerializza la sostanza e materializza lo
spirito. È il testo che può ricostruire giorni perduti, “ossa disseccate”.
Resurrezione dei corpi è scrivere. Non che la scrittura attui il gioco delle
coincidenze, delle rimembranze, dell’inizio e della fine, ma sono lo scrivente
e il leggente a giocare “con la cosa del testo”. E, con il testo della
Llansol, noi lettori veniamo meravigliosamente giocati, o meglio rimessi in
gioco.